L'opera digitale
SCHEDA
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Titolo: Sia Benedetto il Frutto
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Autore: Chiara Buccolieri
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Datazione: 2024
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Materia e tecnica: Immagine digitale ottenuta con software di intelligenza artificiale DreamStudio
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Dimensioni: 1088 × 1408 px
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Image Strenght: 40%
Il concetto di maternità è da sempre idealizzato e percepito come qualcosa di puro e sacro: l’atto di dare la vita è storicamente considerato il compito più alto che una donna possa aspirare ad assolvere, talvolta un dovere, un obbligo. Nei secoli, l’iconografia religiosa ha riservato particolare attenzione alla madre per eccellenza, Maria, la Beata Vergine, simbolo di grazia, dolcezza, purezza, amore incondizionato e abnegazione. Tuttavia, la realtà quotidiana vissuta dalla maggior parte delle madri è ben diversa.
Negli ultimi anni, in particolare, si sono riaccesi i riflettori sul tema della maternità a causa di una serie di avvenimenti politici e sociali che hanno drasticamente ridotto la libertà e la possibilità di autodeterminazione delle donne. Leggi che rendono difficile, se non impossibile, accedere a procedure di aborto sicure sono state promulgate in Paesi dove teoricamente vige il libero arbitrio, come la Polonia e alcuni stati degli USA. Inoltre, governi e autorità religiose continuano a spronare le donne a desiderare una famiglia e dei bambini, per scongiurare i pericoli prospettati dal forte calo demografico (che, tuttavia, potrebbe solo giovare alle risorse del pianeta) in merito a temi come l’immigrazione e la sostituzione etnica.
A queste accorate richieste, però, non corrispondono agevolazioni che consentano alle donne di diventare madri senza rinunciare alla propria carriera e vita sociale. Ancora oggi, storie di lavoratrici licenziate o non assunte perché stanno per avere un figlio o progettano di averne (anche solo ipoteticamente) sono all’ordine del giorno. La maternità è ancora oggi vista come il dovere ultimo della donna, per il quale questa deve essere disposta a mettere tutto il resto in secondo piano.
In questo contesto, una rappresentazione distopica come quella del romanzo di Margaret Atwood e del suo adattamento televisivo "Il racconto dell’ancella", che a prima vista potrebbe apparire come una storia inquietante e irrealizzabile, presenta elementi non così lontani dalla nostra realtà. La serie, ambientata in degli Stati Uniti post-apocalittici, racconta come, dopo una guerra nucleare, si sia instaurata una nuova società in cui le donne fertili, ormai pochissime, diventano "ancelle" e vengono assegnate agli uomini di potere, i Comandanti, diventando di fatto loro proprietà. Il loro unico scopo è generare figli da lasciare poi alle mogli dei Comandanti, donne non fertili, in modo da scongiurare l’estinzione della specie umana.
La storia mostra in maniera realistica e cruda come questo regime, chiamato Gilead, sia stato ottenuto in maniera graduale, con una serie di piccoli cambiamenti che inizialmente incontravano solo timidi tentativi di resistenza, come l’impossibilità per le donne di prelevare denaro dal proprio conto bancario, prevenendo così il pericolo che, una volta aggravatasi la situazione, potessero scappare. Sia nel romanzo sia nella serie televisiva, alcuni mezzi usati dal regime per mantenere il controllo sui diversi membri della società sono una serie di rigidi rituali collettivi che scandiscono la vita quotidiana in modo costante e ripetitivo e una forte connotazione estetica di usi e costumi, mirata a rendere immediatamente riconoscibile la gerarchia di poteri e il ruolo di ciascuno all’interno della società. Le mogli dei Comandanti indossano il blu, colore associato alle vesti della Vergine Maria, poiché sono di fatto le madri della nuova generazione, mentre le ancelle indossano lunghi mantelli rossi, simbolo di sacrificio e violenza, con ampie cuffie bianche per impedire loro di guardarsi troppo attorno.
In questa opera digitale, quindi, la Madonna del Latte diventa una delle ancelle di Gilead, costretta a dedicarsi esclusivamente ai suoi doveri riproduttivi; gli angeli che la circondano nell’opera originale diventano altre figure di ancelle e di mogli, un campionario di umanità femminile che affolla lo sfondo e rappresenta come, seppure con posizioni differenti all’interno della società, esse siano accomunate dal fatto di recitare una parte imposta loro dagli uomini di potere. La composizione rimane invariata, con la Madonna-Ancella al centro e protagonista assoluta della scena; tuttavia, ella non offre più docilmente il proprio seno al bambino, ma è proprio lei, e non quest’ultimo, a guardare lo spettatore con sguardo di sfida e accusa. Il cambio di colorazione delle sue vesti determina la modifica della scala cromatica del dipinto, che diventa più calda e al contempo cupa, con la prevalenza del colore rosso.
L’opera vuole invitare a una riflessione sul tema della maternità dal punto di vista della donna, poiché il rischio collettivo che la nostra società corre nel sottovalutare le problematiche legate al tema è quello di avvicinarsi in modo pericoloso a una realtà grottesca come quella dipinta nel "Racconto dell’ancella".
